Le Relazioni Pubbliche Nell'Età Dei Social Media

Le relazioni pubbliche nell’età dei social media

Osservando, dall’interno, le relazioni pubbliche nel corso degli ultimi 25 anni, è evidente come i professionisti - sia nelle aziende che nelle agenzie - siano in netto ritardo nella comprensione del fenomeno dei social media rispetto alle dimensioni del fenomeno stesso e al suo impatto sul loro lavoro. Questo, non solo in Italia ma a livello globale. In realtà, i segnali di un cambiamento - nelle abitudini di accesso alle informazioni e di condivisione dei contenuti - sono iniziati alla fine degli anni ‘70, quando il numero dei lettori dei quotidiani statunitensi ha incominciato a scendere sotto il 70% (oggi è sotto al 50%) ed è nato il personal computing, con un “empowerment” dell’individuo nella gestione della conoscenza. Internet ha fatto il resto, ma è stata una conseguenza di quello che era stato già seminato.

I social media, quindi, sono il punto di arrivo di un processo avviato da trent’anni, e hanno avuto un impatto dirompente perché i due fattori distintivi - immediatezza e interattività - sono quelli che hanno scardinato paradigmi di comunicazione che duravano immutati da un secolo (il primo comunicato stampa è stato distribuito da Ivy Lee nel 1906). Un impatto prevedibile, visto che il processo è iniziato negli anni ‘80 o all’inizio degli anni ‘90. Forse, una maggiore attenzione per i segnali “deboli” avrebbe consentito di evitare il ritardo attuale, che ha permesso a professionisti di altre discipline - prima fra tutte la pubblicità - di appropriarsi dello spazio che avrebbe dovuto essere delle relazioni pubbliche.

Analizziamo i modelli di comunicazione teorizzati da Jim Grunig e Todd Hunt in “Managing Public Relations” (1984) con la prospettiva dei social media. La press agentry (1) e la ...
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